Lo sciamanesimo andino

 

Prima dell’arrivo degli spagnoli, c’erano due grandi zone nel continente americano dove la conoscenza era avanzata. Nel nord c’era la cultura tolteca, che si estendeva in un’area compresa tra gli Stati Uniti ed il Nicaragua. Tutta questa regione aveva come centro quello che oggi conosciamo come Messico. A sud c’era la cultura andina del Tawantisuyu che aveva il suo centro di potere in Perù, nella città di Cusco. In senso culturale queste due aree dominarono circa per 3000 anni, dal 1500 AC fino al 1500 DC.

La cultura andina è una cultura solare, nel senso che il sole è posto al centro delle loro tradizioni ed in questo senso, le Ande sono geograficamente il posto ideale per la maggiore esposizione possibile alla luce del sole. Inka ad esempio significa proprio luce solare o anche figlio della luce. Questa cultura solare era profondamente connessa col padre sole non solo come fenomeno fisico, visto come espressione di luce, ma come manifestazione del Padre Cosmico, Pacha Tayta, che si materializza attraverso il Tayta Inti, il Padre Sole che ogni giorno feconda Pachamama, la nostra Madre Terra. Secondo questa visione, noi come figli del Padre Sole, detti Inti Churi, abbiamo gli stessi attributi e lo stesso suo potere, siamo cioè dei soli, siamo luce. L’ essenza di questa luce è l’amore, tutto ciò che esiste sulla Madre Terra è vivo e deriva dalla relazione d’amore fra Tayta Inti e Pachamama. L’uomo come figlio di questa relazione, possiede tre poteri fondamentali: il Munay o potere del cuore, lo Llankay che è il lavoro o il servizio e lo Llachay che è la saggezza e la conoscenza. Se attraverso le nostre esperienze impareremo a lasciar fluire nella nostra vita i tre poteri Munay, Llanchay e Llachay, allora saremo in grado di brillare tanto quanto il Padre Sole.

Attraverso il potere del cuore, il Munay, noi possiamo imparare ad amare ed amarci, aprendoci a questa forza poderosa che viene dal più profondo del nostro essere. Questa forza potente non può essere misurata o trattenuta. Soffriamo infatti quando cerchiamo di trattenere l’amore, di possederlo, come vorrebbe il nostro ego. L’amore è l’espressione di un’ apertura, di una liberazione, verso ciò che realmente siamo, verso lo Spirito. Quando siamo in questa frequenza alta del Munay, siamo nel nostro essere più autentico, nell’ amore. Abbiamo quindi realmente rotto con questo antico paradigma di credere di essere la nostra propria storia personale, il nostro status economico sociale o la nostra professione. Tutti noi sul pianeta terra abbiamo questa fonte inesauribile di amore, tutti in questa nuova alba ci stiamo risvegliando a questa coscienza divina ed amorosa che abita in noi.

Il Munay è anche il primo potere che il paqo o sciamano andino, deve sviluppare come Pamapamissayq (Sacerdote della Terra), poiché l’attivazione dei poteri successivi potrebbero essere dannosi per lui e per gli altri. Nella tradizione andina noi siamo amore perché siamo il prodotto dell’amore, non siamo il prodotto della casualità. Prodotto di questo amore infinito fra Tayta Inti e Pachamama, che si sono materialmente espressi attraverso i nostri genitori fisici. Quando noi comprendiamo e sperimentiamo la saggezza dell’amore cominciamo a godere di tutti i posti in cui siamo, cominciamo ad intendere che tutta la nostra vita, tutte le nostre esperienze, anche le più insignificanti portano un messaggio, un ricordare, che tutto ciò che abbiamo sperimentato è stato perfetto. Amiamo anche il nostro passato e quelle esperienze che allora abbiamo giudicato come le peggiori che ci potevano capitare.

La Cosmo-visione andina è il modo di concepire l’universo da parte della tradizione spirituale andina. Il simbolo di questa cultura è la famosa Chakana o croce andina. Nella croce andina, abbiamo tutto, le quattro direzioni ed al centro un cerchio. Con le direzioni abbiamo i quattro elementi, aria terra acqua fuoco, mentre i tre livelli che si formano orizzontalmente simboleggiano i tre mondi. La triplice divisione che abbiamo visto nei poteri dell’uomo, riguarda anche l’universo. Pur non esistendo nella tradizione andina il concetto di paradiso, purgatorio ed inferno, abbiamo una ripartizione in tre anche dei mondi.

Quello più in basso, chiamato Uku Pacha ovvero il mondo di sotto, quello oscuro e dell’energia densa, ha come simbolo il serpente. Quest’animale ci insegna che il segreto del cambio è quello di lavorare con la Pachamama offrendole tutta la nostra energia pesante detta Ucha. Il serpente conosce il segreto della trasformazione, non si vedrà mai un serpente vecchio, perché ha il potere di cambiare la sua pelle. Il serpente ci insegna che più ci liberiamo di energia pesante, più entriamo in contatto con quella fonde inesauribile di energia vitale e leggera chiamata Samiy.

Nel secondo livello, quello centrale della Chakana, abbiamo il Kay Pacha, il mondo in cui viviamo, il mondo delle relazioni, rappresentato dal puma. Questo animale simboleggia il guerriero ed il coraggio di attraversare qualsiasi esperienza. Il puma è un maestro per la sua capacità di rimanere sempre concentrato e attento, capace di affrontare qualsiasi cambiamento, compresa la morte. E’ associato anche al lavoro sulla nostra importanza personale, il nostro ego: il puma tende agguati alla sua preda praticando l’invisibilità, agendo con intento senza farsi notare e vedere.

Nel terzo piano abbiamo lo Hanaq Pacha o mondo di sopra, dello Spirito simboleggiato dal condor. Questo animale ci insegna che quando ci liberiamo dall’energia pesante e dall’importanza personale, allora possiamo volare alto, possiamo elevarci e vedere la perfezione della vita, sperimentare l’infinito e la luce eterna.

Al centro della Chakana c’è poi un cerchio interno, che rappresenta il sole.

Il principio divino del creatore-formatore è incarnato da Wiracocha, ovvero signore delle acque sacre, apparso in America diversi millenni fa. Wiracocha era rappresentato da un uomo con la pelle chiara, i capelli biondi lunghi, cosa che lo ha identificato in parte con il Cristo portato dagli Spagnoli. Alcuni studiosi sostengono potrebbe essere un condottiero vichingo sbarcato molto prima di Colombo.

Secondo la visione spirituale andina, tutto nell’universo è vivo ed è in interdipendenza, come unito da filamenti energetici invisibili. Questa energia viva prende il nome di Kausay. Tutto è composto da diverse manifestazioni del kausay. Tutto ciò che esiste fisicamente pianeti, stelle, alberi, montagne, animali è composto da diverse manifestazioni del Kausay.

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